«Alcuni di noi caduti, altri contagiati dagli zombie, ma vinceremo»- Corriere.it

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di Redazione Politica

Il inventore e garante del Movimento scrive un post sul blog dopo il no alle deroghe per il doppio mandato che ha azzerato la classe dirigente: «Onore a chi ha servito con coraggio e altruismo, auguri a chi prosegue il suo cammino». Intanto lasciano i 5 Stelle Davide Crippa e Federico D’Incà

Dopo aver ribadito con forza il no alla deroga per il tetto dei due mandati, riportando il Movimento all’anno zero e falciando di colpo la carriera politica di tutti i big 5 Stelle, Beppe Grillo torna con un post sul suo blog: «Non esiste un vento favorevole per chi non sa dove andare, ma è certo che per chi va controcorrente il vento è sempre sfavorevole. Sapevamo fin dall’inizio di dover combattere contro zombie che avrebbero fatto di tutto per sconfiggerci o, ancor peggio, contagiarci. E così è stato: alcuni di noi sono caduti, molti sono stati contagiati — scrive riferendosi molto probabilmente ai fuoriusciti con la scissione di Luigi Di Maio e a chi ha contestato
la regola del doppio mandato
, tra i capisaldi del M5S — . Ma siamo ancora qui, e alla fine vinceremo, perché abbiamo la forza della nostra precarietà: siamo qui per combattere, non per restare, e questa nostra diversità è spiazzante per gli zombie». Il Movimento, però, perde ancora pezzi: in mattinata hanno annunciato l’addio sia il ministro ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà che l’ex capogruppo alla Camera Davide Crippa. Intanto, interviene su Twitter il leader M5S Giuseppe Conte: «Servono responsabilità, serietà e coraggio. Come con la pandemia».

Il terremoto che ha colpito i 5 Stelle non fa vacillare il garante e inventore del Movimento Grillo, che nel post intitolato «l’Italia si desti» e accompagnato da una foto minacciosa di zombie scrive: «Compiangiamo chi di noi è caduto e non ha resistito al contagio. Ma soprattutto ringraziamo chi di noi ha combattuto e combatte ancora. Per alcuni è il tempo di farlo con la forza della precarietà, perché solo così potremo vincere contro gli zombie, di cui Roma è schiava. Onore a chi ha servito con coraggio e altruismo, auguri a chi prosegue il suo cammino! Stringiamoci a coorte! L’Italia ci sta chiamando».

Ma gli addi al Movimento non si fermano. Lasciano Davide Crippa, che già aveva rinunciato all’incarico di capogruppo alla Camera, e il ministro ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. «Dopo ormai 14 anni di attivismo politico mi vedo costretto a lasciare il M5S. Si tratta per me di un gesto molto sofferto e meditato a lungo», scrive l’ex capogruppo in un post du Facebook. Con D’Incà e la deputata Alessandra Carbonaro — che venerdì ha lasciato il partito — Crippa terrà una conferenza stampa lunedì: i tre sarebbero pronti a candidarsi in liste collegate al Pd alle elezioni del 25 settembre.

«Non ho mai nascosto la mia divergenza di opinione con i vertici del Movimento sulla gestione del mancato voto di fiducia al governo, che di fatto ha aperto una crisi poi cavalcata dal centrodestra per scopi elettorali — rivendica Crippa —. Il M5S si è evoluto tantissimo negli anni, si è trasformato in movimento politico, ha scelto di diventare un partito capace di assumere su di sé la responsabilità di governo ed è riuscito ad introdurre riforme epocali (come il reddito di cittadinanza e il taglio dei parlamentari) e ha introdotto nell’agenda politica il tema dei temi: la transizione ecologica, radicata ormai nelle agende europee. Il M5S è andato oltre, ha guardato avanti scegliendo di rinunciare ad una parte della propria autonoma linea politica per costruire il famoso campo largo riformista e progressista, investendo risorse, consenso e fatica per dare un contributo fattivo a questo importante progetto nel quale in tanti abbiamo creduto. Oggi il M5S, dopo aver fatto cadere il governo che aveva contributo a formare, dopo aver fatto venir meno quel progetto del campo progressista inaugurato, tra l’altro, in occasione delle elezioni amministrative di poco più di un mese fa, volge repentinamente lo sguardo indietro, recuperando un’idea di politica estremista e barricadiera, dimenticando il lavoro che tutti hanno svolto e che siamo stati chiamati a portare avanti per sostenere l’azione di ben 3 governi con differenti apporti da parte delle forze politiche presenti in Parlamento».

Il ministro D’Incà spiega le ragioni del suo addio in un comunicato: « Ho riflettuto molto in questi giorni sulle motivazioni e le conseguenze della caduta del governo Draghi e non posso che prendere atto delle insanabili divergenze tra il mio percorso e quello assunto nelle ultime settimane dal Movimento 5 Stelle, che oggi lascio.  Avevo spiegato nelle sedi opportune e anche pubblicamente i rischi ai quali avremmo esposto il Paese in caso di un non voto di fiducia nei confronti del governo Draghi. Una decisione a mio giudizio irresponsabile che non ho condiviso e che ho cercato di evitare fino all’ultimo istante lavorando dall’interno del Movimento 5 Stelle, con la speranza che prevalesse una linea di ragionevolezza e con l’unico obiettivo di mettere in sicurezza il Paese, proseguire con le importanti riforme che abbiamo realizzato in questi mesi e ottenere le relative risorse economiche, grazie alla spinta del Movimento. Avevo anche avvisato sul rischio di una inevitabile frattura a cui avremmo esposto il nascente campo progressista, dopo un lavoro che aveva coinvolto anche i territori da più di due anni fino alle ultime elezioni amministrative di giugno. Purtroppo hanno prevalso altre logiche e altri linguaggi che non possono appartenermi. Dopo 12 anni, lascio il Movimento 5 Stelle con profondo rammarico e dolore personale, le nostre strade non sono più sovrapponibili, il solco che si è scavato in questi ultimi mesi non mi consente di proseguire in questa esperienza, per coerenza con le idee e con i valori che ho portato avanti a livello nazionale e locale e che intendo continuare a sostenere».

E mentre il suo partito perde pezzi, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte scrive su Twitter: «Serietà, responsabilità e coraggio per cambiare. Come quando abbiamo governato il Paese nel momento più difficile. Con chi non conta, per chi non ha voce». L’ex premier rivendica poi gli anni a Palazzo Chigi in un video appello postato con il tweet: «Io sono una persona seria e responsabile, sono lo stesso che ha affrontato il periodo più duro della pandemia, adottando misure per primo nel mondo occidentale. Sono quello che ha portato in Italia 209 miliardi per il Pnrr, che hai elargito, per il mantenimento del tessuto imprenditoriale e sociale, 130 miliardi a famiglie e imprese. Con le nostre misure un milione di cittadini sono stati sottratti alla povertà. Parleremo a loro — prosegue Conte — parleremo ai giovani che non hanno garanzie per il futuro. Le donne in questo momento hanno grandi difficoltà per avere dei figli. Un congedo paternità oggi è solo di 10 giorni, se lo allunghiamo — propone — la madre potrà avere la garanzia che ci sarà anche il papà ad affiancarla nella responsabilità di crescere un figlio. Noi parleremo ai lavoratori professionisti, alle partite Iva, ai commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, a tutti coloro che ogni giorno devono sbarcare il lunario per poter arrivare a fine mese. I cittadini avranno la garanzia che gli impegni che noi prenderemo, guardandoli negli occhi, saranno mantenuti».

30 luglio 2022 (modifica il 30 luglio 2022 | 14:35)





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Redazione Politica , 2022-07-30 13:59:12 ,

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